Il procrastinare e l’avere fretta

Quando abbiamo un obiettivo, o un desiderio, quando vorremmo cambiare qualcosa nella nostra vita oppure fare in modo che ci arrivino le opportunità per farlo, la prima cosa che facciamo, consapevolmente o no, è crearci un’immagine.
Non nel senso che visualizziamo ciò che vogliamo, ma nel senso che lo immaginiamo.
L’immaginazione è qualcosa che racchiude in sé tutti i sensi e include lo stato emotivo correlato alla situazione.
Quindi, nell’attimo stesso in cui sorge il “sogno” nella nostra mente, noi “siamo già li” in qualche modo, e questo nasconde un potenziale realizzativo di enorme portata.
Da questo stato di coscienza scaturisce un “fuoco”, un’energia propulsiva che percepiamo come “entusiasmo”.
Solo che subito dopo subentra la “temporalità”.…e il sogno si dissolve cammin facendo.
La temporalità ci incastra, attraverso tutti i processi mentali meccanici ad essa correlata, in un vortice illusorio che ci allontana dalla realizzazione in due modi soprattutto (intesi come due estremi che racchiudono infinite possibili sfumature diverse per ognuno di noi):
O rimandiamo nel futuro, perché la mente razionale calcola i tempi di realizzazione (in base a quello che “sa” e alle esperienze passate) e pone “l’immagine” in un futuro più o meno lontano che, a volte, finisce per essere così lontano da farci dire “ci vorrà tantissimo” o, peggio ancora, “non ci riuscirò mai”.
Oppure abbiamo fretta e, quel “lo voglio subito!” caratteristico di questo stato di coscienza cela in sé ancora il concetto di temporalità, perché quel “subito!” sottintende che ci può essere un “dopo”.
Inoltre la fretta nasconde in sé anche l’insicurezza, la paura di non farcela, o di non fare in tempo (ed ecco ancora la temporalità).
Ma esiste un’abilità che possiamo sviluppare e che ci permette da un lato di mantenere vivo quel fuoco dell’entusiasmo iniziale e dall’altro di attrarre “magicamente” a noi le condizioni migliori per arrivare al nostro obiettivo.
E’ la capacità di ricreare consapevolmente quello stato di coscienza iniziale dove il nostro sogno non è un obiettivo futuro, né ancora un progetto, ma E’, ora, in questo momento, ci circonda e noi ci siamo dentro.
Il presente come concetto intellettuale è qualcosa che ha ancora a che fare con la temporalità.
Ma se il presente lo viviamo davvero, cioè se osserviamo davvero il qui ed ora, ci accorgiamo che non esiste come qualcosa di “temporale”.
Quando siamo nel presente siamo in una sorta di non-tempo.
Allora ciò che rende un “sogno”, una “vision” potente e realizzabile è la capacità di immaginarla dissociata dal concetto di tempo.
Occorre arrivare sinceramente a bypassare il dilemma del “quanto tempo ci vorrà” e accedere direttamente a:
Così E’ perché così voglio. Il come e il quando non mi interessano. Mi interessa solo fare ciò che DEVO per arrivare. Punto. Il resto non conta.
Trascendere il tempo e collocare la nostra “immagine” nel non-tempo le conferisce un potere realizzativo “più grande di noi”.