COMUNICAZIONE EFFICACE — SECONDA PARTE

GRAN PARTE DELLA COMUNICAZIONE AVVIENE ATTRAVERSO TUTTO CIO’ CHE NON E’ ESPRESSO DA CIO’ CHE VIENE DETTO.
Questo perché è la percezione che influenza il comportamento, i movimenti del corpo e le modulazioni della voce i quali, a loro volta, trasmettono messaggi che l’inconscio di chi osserva recepisce chiaramente.
In uno degli esempi più classici se cammino in un bosco e nella strada trovo un bastone a terra, per il cervello non conta che quello sia un bastone o un serpente.
Se per qualche motivo mi sembra di vedere un serpente tutto il mio corpo automaticamente reagirà di conseguenza, come se ci fosse davvero il serpente.
Ecco perché il livello che più influisce sulla comunicazione non è quello del contenuto delle parole che diciamo, ma quello delle nostre convinzioni rispetto alla situazione.
Tutto ciò che penso davvero di chi ho davanti è espresso dal linguaggio non-verbale (movimenti, gesti, posture, respirazione) e para-verbale (toni di voce, pause, etc.).
Questo linguaggio è estremamente più diretto di quello verbale e, quando vi è contraddizione fra i due, è il primo che prevale.
Questo dice sempre la verità!
La verità su ciò che pensiamo davvero.
Certo si può cercare di controllare il corpo e la voce per nascondere sentimenti e pensieri, ma costa una gran fatica e anche questa si rivela!
Gran parte delle scuole di comunicazione ci insegnano metodologie per leggere il linguaggo non verbale dell’altro e variare il nostro per creare un contatto più profondo.
Apprendere queste capacità ci permette indubbiamente di avere una marcia in più rispetto a chi parla e stabilisce rapporti in modo automatico e totalmente inconsapevole.
Alla base di queste abilità c’è però lo sviluppo di una maggiore capacità di osservazione dell’altro che, quando ben allenata, può trasformarsi da osservazione analitica dei vari elementi a osservazione intuitiva, diretta, che, attraverso il visibile coglie per cosi dire l’invisibile: la percezione dell’altro, ciò che l’altro vede e crede.
Per fare questo salto di qualità nell’osservazione non è sufficiente lo studio analitico dei comportamenti altrui ma occorre un lavoro su se stessi per sviluppare maggiore consapevolezza, capacità di concentrazione e auto-osservazione.
In questo caso la modalità di partecipare ad uno scambio comunicativo è differente, diametralmente opposta: non mi preoccupo troppo di cosa fa l’altro o di cosa poter fare per convincerlo o per farmi capire, ma rimango in contatto con me stesso per osservare ciò che accade in me, le sensazioni, le emozioni e le immagini che emergono al contatto con l’altro.
E per assicurarmi di trasmettere davvero il mio pensiero o il mio stato d’animo, mi preoccupo più di esserne convinto perchè, come ogni ipnotista sa (e ogni sciamano) il modo migliore per suggestionare qualcuno é suggestionare se stessi.
Lo slogan di una vecchia pubblicità diceva: se non ci credi tu, chi ci crederà?
Ecco perchè la congruenza nel proprio sistema corpo-mente, data dal sapere cosa davvero stiamo pensando-sentendo è il miglior modo per essere abili comunicatori.
La consapevolezza di sé è la migliore risorsa per una comunicazione efficace.