Whatsapp, Messenger, Instagram: addio alla privacy (caso mai ce ne fosse ancora)

E’ di questi giorni l’annuncio di Zuckerberg che introduce l’integrazione delle tre applicazioni di messaggistica, Whatsapp, Messenger e Instagram in un’unica piattaforma (ovviamente Facebook).
Nonostante i proclami e le velleità filosofiche del CEO di FB, proditoriamente offerte al pubblico con la consueta, insopportabile arroganza, lo scopo della manovra dovrebbe risultare evidente a chiunque: unificare i dati, potendoli finalmente incrociare a piacimento, per giunta sotto un’unico sistema di controllo in mano a Zuckerberg.
Ora, siamo perfettamente al corrente di quanto Facebook tenga alla privacy dei propri utenti: assolutamente meno di zero. Certo, all’esterno mostrano il contrimento e il pentimento ma poi, alla fine, quello che conta sono i soldi e quindi non è difficile capire che, dato che il business di FB si fonda proprio sulla profilazione degli utenti, la privacy non è minimamente contemplata in casa Zuckerberg.
E dunque quale migliore occasione di cogliere due piccioni con una fava? Da un lato si assicurano di poter integrare a piacimento i dati (ma ovviamente giurano che non leggeranno le nostre conversazioni…) e dall’altra blindano tutto sotto un unico tetto, rendendo incredibilmente più precisa la profilazione.
Mi pare ovvio: con Whatsapp hanno accesso a praticamente tutti i dati del cellulare, immagini, video, contatti. Con Messenger hanno a disposizione i contatti FB e i contenuti condivisi quotidianamente. Con Instagram hanno a disposizione praticamente tutto quanto le persone fanno, vista la tendenza a condividere i particolari della propria vita privata: gusti culinari, ristoranti frequentati, luoghi scelti per le vacanze, tempistiche, persone frequentate. Per non parlare di quanto si può dedurre sulle persone e i luoghi che frequentate, i tempi e i modi in cui fate le cose, etc. etc.
Mettete tutto insieme e poi non stupitevi se un giorno in cui avete scritto su Whatsapp: “Cara, stasera andiamo a cena fuori? Ho voglia di pesce”, vi troverete sommersi di messaggi da parte di millemila ristoranti che lavorano nella vostra zona, e guarda caso propongono proprio quel piatto che avete fotografato la settimana prima.
Il che non sarebbe necessariamente un male ma pensiamoci un attimo: i dati possono essere venduti a tutti, anche ad aziende che possono benissimo essere semplici facciate dietro cui si può nascondere chiunque: non solo aziende di marketing ma letteralmente qualunque organizzazione, lecita oppure no. Qualunque cosa si può nascondere dietro la facciata apparentemente onesta di una società e sappiamo perfettamente che Zuckerberg, quando si tratta di prendere soldi, non sta a fare troppe questioni di compliance, lo ha dimostrato finora ampiamente.
E quindi? Il suggerimento è semplice: postare su Instagram il meno possibile e comunque solo informazioni che non dicono nulla di noi, se non, eventualmente di questioni lavorative.
Non usare messenger per conversazioni private e men che meno usare Facebook per condividere il privato. Anzi, meglio non usare affatto Messenger.
Lo stesso vale per Whatsapp. Un’alternativa? Telegram. Molto più potente (mancano solo le video chiamate, ma in compenso avete le chat che si autodistruggono a comando) e potete condividere qualunque tipo di documento, di quasi qualunque dimensione. Certo, Telegram è gestito da una fondazione russa, ma potete scommetterci che a Putin non frega niente di mandare pubblicità mirate a scopo di marketing. Al massimo potrà voler influenzare il vostro voto. Ma per quello, basta inserire il cervello. Sicuramente a Putin non frega una ceppa di cosa fate nel vostro tempo libero, delle vostre attività personali, di dove vanno a scuola i vostri figli e, sopra ogni altra cosa, a Putin non frega niente di vendere i vostri dati perchè servono solo a lui.
In buona sostanza: ricominciamo ad usare il contatto personale, la telefonata vocale. Ma soprattutto: smettiamo di fare sapere al mondo i fatti nostri!
Il lavoro delle app di messaging è iniziato molto tempo fa, ma ci hanno messo ben poco a soppiantare i limitati SMS che oggi, a parte rari casi, non vengono neppure più presi in considerazione. Il piano era ed è sempre stato proprio quello: ficcare il naso sempre più a fondo nei vostri affari personali, per potervi vendere qualunque cosa (nel migliore dei casi) ma anche e soprattutto per saper chi siete, cosa fate, come e quando, per uno scopo ben diverso: il controllo.
E se ancora pensate che “non avete nulla da nascondere e quindi va bene così” allora state semplicemente abdicando gratuitamente la vostra persona, con annessi e connessi, a chiunque abbia intenzione di usarla per i propri motivi: leciti oppure no.