I pericoli di Libra, la criptovaluta “made in Facebook”
La nuova criptovaluta lanciata in questo periodo da Zuckerberg & Co. si chiama Libra, una valuta virtuale, simile nel concetto al Bitcoin ed alle altre criptovalute circolanti ma con una bella quantità di differenze, la cui fondamentale è che, mentre la blockchain alla base di Bitcoin è una “free” blockchain in cui chiunque può diventare un nodo della rete, nel caso di Libra parliamo di una “permissioned” blockchain, in cui tutto il potere decisionale sta nelle mani di alcuni dei soci di Libra Association, un’associazione con sede a Ginevra (casualmente) i quali possono virtualmente cambiare qualunque operatività o condizione in qualunque momento.
Ad oggi questi soci sono 27 (trovate l’elenco temporaneo in fondo al post) con l’obiettivo di arrivare a 100. Libra nasce ad opera di David Marcus, fondatore di Paypal che in casa Zuckerberg è stato chiamato a svilupparne la tecnologia.
Libra sarà una valuta agganciata ad un paniere di asset internazionali, quindi TEORICAMENTE abbastanza stabile, per permettere una certa tranquillità nello scambio con le monete tradizionali che, ovviamente, serviranno per acquistare somme in Libra da spendere.
Oltre a Libra Association, i cui soci sono aziende diverse, tra cui Iliad, Vodafone, Visa, Mastercard etc. etc. ne esiste un’altra: Calibra, un’azienda controllata che avrebbe lo scopo di tenere separati i dati finanziari da quelli che gli utenti consegnano a FB, Whatsapp e Instagram durante le transazioni.
Ecco, questo è quanto si può dire di oggettivo su Libra. Adesso però passiamo a quanto si può presumere di questa genialata di Zuckerberg.
Primo: essendo una criptovaluta teoricamente senza limiti, che potrà essere utilizzata ovunque, in particolare al di fuori dei Social, mi paiono ovvie le implicazioni a livello di antiriciclaggio. Se finora il Bitcoin è la moneta underground per eccellenza, perchè fornire un ulteriore mezzo il cui tracciamento è direttamente nelle mani dei maggiori gruppi economici transnazionali?
Secondo (e qui veniamo davvero al punto nodale): la privacy; sappiamo perfettamente quanto le aziende di Zuckerberg siano affamate di dati personali, di profilazione degli utenti, di dati che permettano di creare pubblicità mirate (e non solo). E sappiamo anche quanto siano letteralmente degli inetti a mantenere anche solo un minimo di sicurezza sull’argomento verso l’esterno (anche perchè verso l’interno il termine stesso va a cozzare direttamente contro il core business di Zuckerberg).
In più sappiamo che sarà una controllata ad occuparsi di “anonimizzare” le connessioni tra le transazioni finanziarie e gli altri dati (in termini semplici: nel momento in cui compro una mela con Libra, saranno disponibili i dati di data e ora della transazione, quanto sono disposto a spendere per una mela, con quali mezzi ho comprato le Libra con cui avrò pagato e una quantità pressoché infinita di altri dati personali) e davvero vogliamo credere che una controllata (da Libra Association o, peggio, direttamente da Menlo Park), sarà garanzia di privacy e sicurezza?
Senza dover passare da ipotesi fantascientifiche o complottistiche, dovrebbe essere chiaro anche ai sassi che utilizzare Libra per qualunque tipo di transazione sarà non soltanto assurdo ma anche pericoloso, vista la scarsa considerazione in cui Zuckerberg tiene la sicurezza digitale degli utenti e, soprattutto, la quantità di dati che fluiscono tra le maglie dei suoi Social. Già è da fuori di testa usare qualcosa di diverso da una prepagata per qualunque genere di transazione su internet, ma quella di usare una criptovaluta sostanzialmente “made in Zuckerberg” dando a Facebook la possibilità di diventare una banca, è davvero follia pura.
Smettiamo di consegnare la nostra libertà in mano ai Social perchè il momento in cui questi ultimi se ne approprieranno senza alcuna possibilità di controllo non è lontano.
Attuali soci di Libra Association (fonte: Avvenire.it)
Mastercard, PayPal, PayU, Stripe, Visa,Booking, eBay, Facebook, Farfetch, Lyft, Mercado Pago, Spotify, Uber, Iliad, Vodafone, Anchorage, Bison Trails, Coin base, Xapo, Andreessen Horowitz, Iniziative innovative, Ribbit Capital, Thrive Capital, Union Square Ventures, Creative Destruction Lab, Kiva, Mercy Corps,Women’s World Banking