Net survival: come essere un po’ meno visibili in rete
I fatti sono noti: lo scopo dei social, nonostante quanto dichiarato pubblicamente, è quello di diventare sempre più intrusivi, per scoprire (ed utilizzare per fini economici) sempre più informazioni su di noi e sulle nostre preferenze.
Questo non riguarda solo la famiglia dei prodotti di Zuckerberg & Co. ma anche altri colossi, come ad esempio Google. Come già descritto in altri articoli, in questo ultimo caso, la quantità di dati su di noi custoditi da Mountain View è a dir poco mostruosa. A parte quelli che affluiscono direttamente da Android (attività sullo smartphone, geolocalizzazione, abitudini, contatti e frequenza di comunicazione, comunicazioni etc. etc.), Gmail, solo per citare uno strumento (parliamo della versione gratuita), analizza costantemente, fino al più intimo dettaglio i contenuti della nostra corrispondenza elettronica ma non solo: Chrome registra in modo spudorato qualunque nostro movimento sul web, mentre “Messaggi”, l’applicazione preinstallata da Huawey e Honor (e non solo) per gestire gli SMS fa lo stesso con tutti i nostri SMS.
Può darsi che a qualcuno (anzi a molti) questo stia anche bene ma a me personalmente no. Per questo desidero condividere gli strumenti che utilizzo quotidianamente e la mia modalità operativa in rete. Pur essendo perfettamente consapevole del fatto che si tratti di un paliattivo, sono infatti comunque ragionevolmente certo che nel modo utilizzato e che vi espongo di seguito, la mia fingerprint digitale sulla rete sia molto meno definita.
Partiamo dalle email
Usare Gmail è letteralmente voler consegnare direttamente nelle mani di Google (e quindi del mondo intero), tutti i nostri dati. Gmail offre la possibilità di ricevere e inviare email non solo dalla nostra casella Gmail ma anche da altre (fino a 5 nella versione gratuita). Per fare questo scarica direttamente da queste altre caselle i contenuti e li presenta nel proprio albero di cartelle. Va da sé che il contenuto di tali conversazioni, non è più in alcun modo privato ma immediatamente messo in archivio analisi per contribuire al già vasto dossier identificativo della nostra persona.
Primo step quindi è quello di procurarsi caselle email che non siano fornite da servizi gratuiti (gmail, libero, yahoo, hotmail etc. etc.) ricordiamoci che il costo dei server per queste caselle è astronomico e quindi, se ce le regalano, questo significa che i soldi li guadagnano in altro modo (ovviamente dall’uso dei nostri dati profilati.
Perciò: non usate gmail ma caselle email private.
Secondo step: il client email.
L’ideale è usare i servizi webmail, ovvero non un client. Ma se avete tante caselle, la cosa diventa decisamente problematica. Quindi usiamo un client ma non gratuito. Nell’istante in cui ne usiamo uno che paghiamo, anche poco, le probabilità che esso diventi strumento di profilazione cominciano a scendere rapidamente. Outlook (lo scaricate dallo store), nonostante di famiglia Microsoft e quindi intrusivo per definizione, nella versione a pagamento risulta abbastanza discreto, anche se comunque pur sempre da usare con prudenza. E’ quello che uso personalmente su tutti i miei device. Su piattaforma windows ne esistono diversi tra cui vi segnalo Postbox o anche Mailbird (molto costoso).
Terzo step: Il browser
Escludendo Internet Explorer, ormai peraltro decaduto, ed Edge, talmente disfunzionale da essere obbrobrioso, è ovvio che Chrome vada evitato a tutti i costi. Non solo traccia tutto quello che facciamo, persino i movimenti del mouse, ma li manda direttamente a Google. Il mio suggerimento è di usare Firefox oppure Opera o Vivaldi (molto poco conosciuto ma molto funzionale). Personalmente utilizzo Firefox.
Terzo step: i social
Innanzitutto eliminiamo dal cellulare Facebook e Messenger: usiamoli solo da PC, che tanto ce n’è che avanza ma, soprattutto, evitiamo di pubblicare qualunque cosa che attenga la nostra sfera privata. Tutto quello che scriviamo nelle chat di messenger o nei post su FB viene utilizzato per la nostra profilazione. Continuare a pubblicare, per fare un esempio, foto di quello che mangiamo, di dove andiamo in vacanza (magari proprio mentre siamo lontani da casa) etc. etc. non solo è inutile ma ci espone a rischi di ogni tipo. Per non parlare di quelli che continuano a pubblicare foto dei propri figli, magari pure in tenera età, esponendoli non solo alla profilazione ma anche a rischi di ogni altro tipo.
Quarto step: app di messaggistica
Messenger e Whatsapp: da eliminare subito (io l’ho fatto) e sostituirli con Telegram, se proprio ne abbiamo bisogno. E a tutti quelli che obiettano che senza Whatsapp avranno problemi di lavoro, rispondo che non è affatto vero: provate e vedrete che i vostri clienti/fornitori inizieranno ad usare mezzi più tradizionali come SMS (che tra l’altro obbligano alla sintesi) e telefonate, oppure ad installare Telegram e per comunicazioni più estese, ad usare le care, vecchie email.
Provate a mettere in atto una politica personale di questo tipo e vedrete che ne gioverete senza dubbio: la pubblicità sul web non sarà più così mirata (a proposito: installare un AD Blocker è una mossa senz’altro intelligente) e il numero di comunicazioni a cui dovrete rispondere diminuirà in modo sostanziale (per non parlare dello spam che si ridurrà in modo consistente).
E, last but not least, vi sentirete molto, molto più leggeri.